Monsignor Vincenzo Mancini

(26 Agosto 1921 - 29 Aprile 2006)

di Giuseppe Portale

Una delle personalità più illustri che la Città di Randazzo abbia avuto nel secolo appena scorso è certamente quella di mons. Vincenzo Mancini, per tanti anni Arciprete-Parroco della Basilca di Santa Maria di questa Città, nonché Vicario Foraneo della Diocesi di Acireale e Prelato domestico di Sua Santità il Papa .
Nato a Randazzo il 26 agosto del 1921, da Biagio e da Anna Lo Giudice, stimati  commercianti randazzesi, il giovane Vincenzo, ultimo  di quattro figli (gli altri tre fratelli erano Giuseppina,  Angela  ed Alessandro) sentì molto presto la vocazione sacerdotale ed entrò giovanissimo, per intraprenderne gli studi, al Seminario vescovile di Acireale.

Era stato battezzato il 17 settembre 1921 e – come si diceva prima – dopo essere entrato nel Seminario di Acireale, poco prima della Prima Tonsura, avvenuta il 23 dicembre 1929, il 6 dicembre riceveva il sacramento della Cresima nella chiesa di San Nicola, in Randazzo.

Superati brillantemente i primi studi ecclesiastici, il 16 giugno 1940 riceveva in Seminario gli Ordini minori dell'Ostiariato e del Lettorato, mentre l'anno successivo, il 13 luglio 1941, riceveva quelli dell'Esorcistato e dell'Accolitato.

Il 22 novembre 1942, dopo averne fatto richiesta scritta rigorosamente in latino – com'era uso del tempo –, riceveva l'Ordine del Suddiaconato.

Il 31 ottobre 1943 veniva ordinato Diacono.

Come si ricorderà, erano, quelli, gli anni tristi della Seconda Guerra Mondiale,  e  solo un mese prima la famiglia Mancini era stata colpita da un gravissimo lutto per la  scomparsa  dell'amato figlio Alessandro, perito in mare i1 9 settembre 1943 (appena un giorno dopo la promulgazione dell'armistizio fra l'esercito italiano e quello alleato), al largo dell'isola della Maddalena, nell'affondamento della corazzata Roma causato da parte  dei Tedeschi.

Il 4 marzo 1944, il giovane diacono Vincenzo Mancini veniva consacrato sacerdote.

La città di Randazzo, in verità, non si era ancora completamente destata dall'incubo  dei bombardamenti angloamericani, e dovunque non vi erano altro che macerie, lutti,  fame e distruzione. Persino il clero, in quei tristi momenti, dovette impegnarsi per  offrire  assistenza  e sostegno alla popolazione così duramente colpita. 

Inviato dall'obbedienza vescovile a svolgere il proprio ministero sacerdotale quale vicario cooperatore presso la Basilica di Santa Maria Assunta in Randazzo, da allora  in poi, sino alla morte, la sua vita rimase legata strettamente ed inscindibilmente a  quella  della sua  Basilica e della sua Parrocchia. 

Cooperò per tanti anni con l'indimenticabile arciprete mons. Giovanni Birelli a cui succedette nella carica a partire dal 1° novembre 1966.

La signorilità del tratto e la profonda vita di pietà rendevano mons. Vincenzo Mancini una persona amabile.

Facile al sorriso che sgorgava dal suo viso illuminato dagli occhi verdi-azzurri, egli dimostrava sempre, e con tutti, grande senso di accoglienza e massima disponibilità.

Per tanti anni svolse anche la funzione di Vicario Foraneo del VI Vicariato di Acireale, il cui comprensorio giuridico ed amministrativo, oltre a Randazzo, si estendeva anche ai vicini centri di Linguaglossa e Castiglione di Sicilia. Ruolo, questo di Vicario Foraneo, che Mons. Mancini  svolse sempre con grande dignità e  competenza, grazie anche a quella scienza, umiltà, prudenza, saggezza, capacità di mediazione ed autorevolezza che  sempre lo contraddistinsero.

Una nomina ancora, questa di mons. Mancini a Vicario Foraneo, condivisa – e quindi apprezzata –  da più Vescovi succedutisi nel tempo.

Veramente tanto il lavoro da lui svolto in moltissimi anni di sacerdozio, così come, del resto, in tutta la sua vita: dal campo apostolico e pastorale a quello educativo e sociale. Di lui si ricorda, infatti, non solo la sua attività di pastore e curatore di anime, ma anche quella di insegnante e di educatore nelle varie scuole. Piace ricordare, solo per fare un esempio, il grande formatore quale egli fu, soprattutto al Liceo Classico “Don Cavina” di Randazzo, amatissimo dai giovani, dove si distinse per grande serenità, compostezza ed equilibrio, soprattutto nei tormentati anni delle contestazioni giovanili, lasciando anche là un ottimo ricordo di sé e del suo apprezzato dialogo sia con i giovani sia con i colleghi insegnanti e dirigenti scolastici.

Nonché – si ricorda ancora – la sua figura di fondatore, curatore ed amministratore oculato e sempre attento, della Casa di Riposo “Paolo Vagliasindi del Castello”, sempre qui, nella nostra Città: una istituzione, questa della Casa di Riposo, senza la quale Randazzo sarebbe stata oggi certamente più povera; e non solo Randazzo, visto che ancora oggi la stessa Casa di Riposo è diventata confortevole residenza anche di parecchi ospiti anziani provenienti da diverse città limitrofe.

Oltre alla Casa di Riposo, ricordiamo pure che altre istituzioni benefiche videro  mons. Vincenzo Mancini sempre lavoratore instancabile, attento, scrupoloso.

Ed in tutte queste sue attività, nei loro molteplici aspetti, egli fu per tutti padre, fratello, amico e sicura guida. Sempre e dovunque, soprattutto, sacerdote.

Un sacerdote – come voluto dal Vangelo – che da Buon Pastore seppe, in ogni circostanza, aver cura del “gregge” affidatogli da Dio attraverso la sua Chiesa, servendolo con amore in ogni circostanza, lieta o triste che fosse.

Un sacerdote che con la sua condotta quotidiana, e con la sua premurosa sollecitudine  nei confronti di tutti, seppe presentare sempre, a credenti e non credenti, il volto di un ministero pastorale veramente paterno, rendendo a tutti piena testimonianza della Verità evangelica: come un Buon Pastore, andando non poche volte, con discrezione e garbo, alla ricerca del dialogo pure con chi aveva da molto tempo abbandonato la pratica religiosa o, peggio ancora, si era trasformato in acerrimo nemico della Chiesa.

Monsignor Mancini, con il suo instancabile lavoro pastorale, paziente e costante, seppe riuscire ad ammorbidire persino i cuori più duri. Per dirla con San Paolo, ha “sperato contro ogni speranza” e seppe riuscire ad ottenere i risultati prefissati, riportando all’ovile, seppure talvolta in extremis, diverse pecorelle che, purtroppo, si erano smarrite nell’intricato labirinto della vita.

Venerdì 4 marzo 1994 – in occasione del Giubileo sacerdotale dell'indimenticabile monsignor Vincenzo Mancini, celebrato nella Basilica di Santa Maria, a Randazzo –, il Vescovo di Acireale del tempo, mons. Giuseppe Malandrino, richiamava alla mente dei numerosi fedeli accorsi che il sacerdote, come mons. Mancini, è un uomo scelto da Dio fra gli altri uomini e posto al loro servizio per essere segno della sua presenza e del suo amore di Padre, fratello ed amico.

Ma “Padre Mancini” –  come veniva  familiarmente chiamato da tutti – a Randazzo non fu solo il curatore delle anime, premurandosi per le loro condizioni spirituali e intellettuali, bensì anche dei corpi, dei bisogni dei più umili, dei più poveri e dei più emarginati. Egli si mostrò sempre premuroso verso tutti, di qualsiasi età, condizione o stato sociale essi fossero: fossero  stati concittadini oppure ospiti di passaggio, oppure ancora stranieri, trattando tutti con grande cortesia e carità.

Chiunque abbia fatto ricorso al suo aiuto non è mai rimasto deluso.

Tre altri aspetti, di Monsignor Vincenzo Mancini, piace ancora brevemente qui ricordare.

Il primo
: in perfetta sintonia ed in linea con i suoi predecessori, egli seppe sempre curare, ed in ogni aspetto, la splendida Basilica di Santa Maria, come se fosse la propria casa, rendendola sempre più bella e sempre più accogliente, con sapienti ed oculati lavori di restauro, facendo sì che la Casa del Signore fosse davvero quella di tutta la comunità cristiana.

Il secondo
: la sua costante presenza negli avvenimenti, lieti o tristi che fossero, che riguardassero non solo la sua Parrocchia, ma anche tutta la Città di Randazzo.

Un uomo ed un sacerdote veramente ammirevole, Mons. Vincenzo Mancini, che nonostante l’incedere degli anni e dell’età, riuscì a conservare sempre, sino ai suoi ultimi giorni, uno spirito davvero giovanile, lavorando instancabilmente – per dirla col Papa emerito Benedetto XVI – nella Vigna del Signore. In tutte le occasioni – dicevamo –, liete o tristi che fossero: dagli avvenimenti personali e familiari (nascite, battesimi, cresime, prime comunioni, matrimoni o lutti), a quelli comunitari, come le varie Processioni religiose cittadine. Sempre presente, nonostante tutto. Nonostante persino le difficoltà che un simile servizio spesso comportava, soprattutto con l’implacabile incedere degli anni.

Un uomo e un sacerdote ancora, Padre Mancini – ed ecco il terzo aspetto – che si sentì sempre responsabile del bene spirituale e materiale di tutta la Città di Randazzo, divenendone un sicuro e certo punto di riferimento per tutti, essendo stato egli sempre super partes e prodigo a dare gli opportuni suggerimenti e più che preziosi consigli ogniqualvolta a lui da chiunque richiesti.

Un uomo veramente disponibile ed amato da tutti, Mons. Vincenzo Mancini, come peraltro stette a dimostrare il grande affetto dimostratogli dalla nostra città, e non solo, con la continua processione di persone di ogni ceto sociale, provenienti da ogni dove, che nella Basilica di Santa Maria ebbe luogo nei tre giorni in cui riposò la sua salma – con la cassa appoggiata per terra nello stesso identico posto dove 62 anni prima egli si era prostrato in occasione della sua ordinazione sacerdotale – per dargli ancora una volta l'ultimo affettuoso saluto prima dei funerali avvenuti nel pomeriggio di lunedì 1° maggio 2006.

Ed è per tutti questi motivi che l'Amministrazione Comunale di Randazzo, 
n el decimo anniversario della scomparsa terrena del suo Arciprete Mons. Vincenzo Mancini – avvenuta il 29 aprile del 2006 –, con delibera di Giunta Municipale n. 19 del 19 febbraio 2016, ha deciso di intitolargli il Largo antistante al lato nord della Basilica di Santa Maria, chiesa dove il Prelato domestico di sua santità il Papa, per oltre 62 anni, dal 4 marzo 1944 sino al giorno della sua morte, ebbe ad esercitare il proprio ministero sacerdotale e pastorale.